mercoledì 7 marzo 2018

Dazi commerciali, Trump va avanti ma Cohn si dimette dall'incarico

La guerra dei dazi commercali miete una prima vittima. Si tratta del Capo consigliere economico del Presidente Trump, ovvero Gary Cohn che si è dimesso. La scelta di dire addio è dovuta al fatto che Cohn è un grande sostenitore della politica commerciale liberale e si è sempre schierato contro il protezionismo. Da qui la scelta di tagliare con l'attuale amministrazione USA. Cohn - ex banchiere di Goldman Sachs - che è stato l’architetto principale della riforma fiscale tanto voluta dal presidente americano, quella che portato ad un taglio netto delle tasse alle aziende e mandato Wall Street ai livelli massimi di sempre. Per questo motivo la decisione di andarsene è politicamente un brutto colpo per Trump.

La tensione sui dazi commerciali

dazi commerciali trumpRicordiamo che settimana scorsa il presidente americano ha annunciato la volontà di introdurre dazi commerciali molto pesanti per le importazioni di acciaio e alluminio. La firma della stretta di Trump è ormai attesa entro la settimana. Questa mossa ha alzato notevolmente il livello della tensione tra gli USA e le altre due principali potenze economiche mondiali, Cina e Unione Europea. Il numero due della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha minacciato una risposta forte da parte della UE ("L'Europa non starà seduta a guardare"), e secondo alcune indiscrezioni l'Eurozona starebbe già lavorando alle contromosse. Potrebbe trattarsi di tariffe del 25% su 3,5 miliardi di dollari su alluminio, abiti e vari prodotti industriali made in USA.

Per adesso Trump sembra voler andare avanti come un treno, anche gran parte dell’establishment del partito repubblicano americano esprime grande preoccupazione. L'inquilino della Casa Bianca avrebbe lasciato intendere che l'addio di Cohn non cambierà i propri piani sul fronte dazi. Del resto ha ribadito che «le guerre commerciali non sono così male», sottolineando che verranno messi «dei dazi commerciali su acciaio e alluminio, non abbiamo altra scelta per proteggere i nostri lavoratori e le nostre imprese. Per decenni altri Paesi si sono avvantaggiati a discapito degli Stati Uniti, ora basta».

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