mercoledì 26 luglio 2017

Brexit dannosa per il cibo, rischio super-inflazione per gli alimenti

Tra le tante problematiche connesse alla Brexit, ce n'è un'altra che è stata messa in evidenza da un rapporto stilato da tre accademici esperti in politiche alimentari. Secondo loro infatti l'uscita della Gran Bretagna dalla UE potrebbe rivoluzionare il modo in cui avviene l'approvvigionamento di cibi inglese e di conseguenza avere un impatto senza precedenti sui prezzi. Sarebbe una tegola pesantissima sul governo di Londra, già alle prese con il problema di gestire il duro colpo che la Brexit infliggerà al settore della finanza mondiale.

I guai causati dalla Brexit

Lo studio fatto dagli accademici si chiama “A Food Brexit: time to get real”, e si fonda su un'analisi che è stata effettuata esaminando i report riguardanti un ampio ventaglio di questioni concernenti il mondo dell'alimentazione. Ad esempio produzione, impieghi, standard di sicurezza e qualità e impatto ambientale. L'esito è pesantissimo, paragonabile soltanto alle situazioni di emergenza che si verificano quando un paese è in guerra.

Per questo motivo i tre studiosi usano toni durissimi contro il governo di Theresa May, accusato di non avere una visione per il settore alimentare e l'agricoltura post-Brexit. "Uno stupefacente atto di irresponsabilità politica", sottolineano.
L'accusa che viene mossa all'Esecutivo britannico è quella di non avere programmato - e forse neppure preso in considerazione - il problema dell'impatto della Brexit sul settore alimentare.

Lo scenario è pessimo, visto che si prevede una rottura del forte legame dei consumatori britannici con le abitudini alimentari europee. La misura di questo problema si comprende se evidenziamo che un terzo dei prodotti consumati oltremanica arriva dall’UE. La conseguenza è che la Gran Bretagna diventerà un paese con minore scelta alimentare, molti prodotti più scadenti e anche a prezzi più elevati. Un ulteriore problema riguarda il fatto che se il Regno Unito smetterà di adottare gli standard di sicurezza europei, finirà per stringere accordi di libero scambio con paesi che hanno regole molto meno stringenti riguardo l'alimentazione e il commercio di cibi.

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