sabato 20 agosto 2016

Diamanti, boom di richieste dopo la Brexit. Il nuovo bene rifugio?

Sono una risorsa che si esaurirà nel tempo (dicono nel 2030), difficile da reperire e costosi da produrre. Ecco l'identikit del nuovo bene rifugio: i diamanti. La richeista di queste pietre preziose si è impannata dopo la Brexit, un po' come accaduto con l'oro.
La produzione annuale mondiale di diamanti è di circa 100 milioni di carati, solo la metà finisce in gioielleria, mentre appena l’1% ha la qualità necessaria per diventare un diamante d’investimento. Negli ultimi decenni il valore dei diamanti è andato crescendo, anche se è difficile fare una valutazione precisa dal momento che sul costo di un diamante influiscono le “cinque C” (Carat, Color, Clarity, Cut, Certificate).
Chi li compra per speculare non può fare previsioni circa i guadagni che otterrà, visto che il mercato è molto volatile e i prezzi praticati dai dealer rimangono spesso opachi. Però piacciono come modo di diversificare il portafogli, e per questo, in Italia e non solo, a partire dal 23 giugno (Brexit) le vendite di diamanti e il loro valore hanno continuato a crescere.
La Diamond Private Investment, leader nel nostro Paese nei diamanti da investimento, nei primi mesi del 2016 ha superato i 15mila investitori. Lo scopo di chi investe in diamanti non è arricchirsi in fretta bensì proteggere il proprio patrimonio dalle turbolenze. Quello dei diamanti naturali è un mercato che su scala globale vale oggi 70 miliardi di dollari, ma la domanda, per la rarità stessa delle pietre, supererà sempre l’offerta.
CONSIGLIO: Quando si sceglie di investire bisogna sempre adottare delle strategie di diversificazione e gestione del rischio. In questo modo si potrà proteggere in modo molto più efficace il proprio patrimonio. 

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